CANTO DELLE LAVANDAIE DEL VOMERO

musica testo dataXIII secolo

Tu m’haje prommiso quatto moccatora
oje moccatora, oje moccatora!
Io so’ benuto se, se me lo vuò dare,
me lo vuò dare!

Tu mi hai promesso quatto fazzoletti
o fazzoletti, o fazzoletti!
Io sono venuto se,
io sono venuto se me li vuoi dare,
me li vuoi dare!

E si no quatto embè, dammenne ddoje,
oje moccatora, oje moccatora!
Chillo ch’è ‘ncuollo a tte nn’è rroba toja,
me lo vuò dare?
Me lo vuò dare?
E se non quattro embè, dammene due,
o fazzoletti, o fazzoletti!
Quello che indossi non è roba tua,
me li vuoi dare?
Me li vuoi dare?

Il brano è una delle più antiche testimonianze della canzone popolare napoletana, tramandato oralmente per secoli fino ai tempi moderni. Sembra che anche Boccaccio faccia riferimento in una lettera a questo canto popolare, ascoltato durante il suo soggiorno napoletano, documentato tra il 1327 e il 1340. Nato per accompagnare il lavoro delle lavandaie, alcune interpretazioni danno al testo una connotazione più “politica”, associando ai “fazzoletti” l’intenzione di indicare dei “fazzoletti di terra”; una forma di protesta, quindi, contro la promessa (non mantenuta) di ridistribuzione delle terre da parte di Alfonso D’Aragona.
Nel 1963 il brano viene recuperato da Roberto Murolo che, con l’aiuto di Ettore De Mura e il riarrangiamento di Roberto De Simone, lo inserisce nel primo volume del suo grande lavoro di raccolta dedicato alla musica napoletana. Tra le altre interpretazioni, ricordiamo anche quelle di Sergio Bruni, Fausto Cigliano e Amalia Rodrigues. La canzone è stata anche inserita nei film “Il Decameron” di Pier Paolo Pasolini (1971) e “Passione” di John Turturro (2010).


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