TEOFILO PENNACCHIO

musicaGiuseppe Cioffi testoGigi Pisano data1939

Sull’onore non si scherza.
Sull’onore non si scherza.
Nuje redimmo e pazziammo
ma ll’onore nn’ ‘o tuccammo.
Pane e cacio,
pane e pane,
ma ll’onore
nce ha dda stà.
Cu Teòfilo Pennacchio
ce sta poco ‘a pazzià.
Sull’onore non si scherza.
Sull’onore non si scherza.
Noi ridiamo e scherziamo
ma l’onore non lo tocchiamo.
Pane e cacio,
pane e pane,
ma l’onore
ci deve essere.
Con Teofilo Pennacchio
c’è poco da scherzare.
Il motivo che mi ha indotto
a lasciarti, cuore ingrato,
è che tu hai calpestato
il vocabolo: “Onestà”.Perdonai la leggezza
col trattore Fidomanzo,
perché mi arrivava il pranzo
quattro o cinque volte al dì.
Il motivo che mi ha indotto
a lasciarti, cuore ingrato,
è che tu hai calpestato
il vocabolo: “Onestà”.Perdonai la leggerezza
col trattore Fidomanzo,
perché mi arrivava il pranzo
quattro o cinque volte al dì.
Chiusi gli occhi
sull’affare
del dentista Latastiera
perché lui, questa dentiera,
nun mm’ ‘ha fatto maje pavà.Ma mo, no.
Ora tu, brutta vigliacca,
mi hai toccato sull’onore
ed infanghi il mio casato
con un vil barbitonsore.
Chiusi gli occhi
sull’affare
del dentista Latastiera
perché lui, questa dentiera,
non mi ha fatto mai pagare.Ma ora, no.
Ora tu, brutta vigliacca,
mi hai toccato sull’onore
ed infanghi il mio casato
con un vile barbiere.
Ma mo, no.
Questo fatto, cara moglie,
francamente non mi garba,
‘nu barbiere, ‘o mmeglio ‘o mmeglio,
che mme fa? Mme fa ‘na barba.Non ti voglio genuflessa,
no no.
Non ti chiedo un pentimento,
no no.
Per lo meno, ‘stu barbiere,
mme facesse ‘abbonamento.
E si no, po, ‘a verità,
non c’è proprio dignità.
Ma ora, no.
Questo fatto, cara moglie,
francamente non mi garba,
un barbiere, nel migliore dei casi,
cosa mi fa? Mi fa una barba.Non ti voglio genuflessa,
no no.
Non ti chiedo un pentimento,
no no.
Per lo meno, questo barbiere,
mi faccia l’abbonamento.
E se no, poi, in verità,
non c’è proprio dignità.
Sull’onore non si scherza.
…………………………….
Sull’onore non si scherza.
…………………………….
Il motivo che mi ha indotto
a gridar come un ossesso
è che tu, senza permesso
jesce e vaje ‘a cca e ‘a lla.Te ‘ncucciaje, pe Via dei Mille,
con il sarto Balzerotto,
lui mi fece ‘nu cappotto
e la rabbia se ne andò.
Il motivo che mi ha indotto
a gridar come un ossesso
è che tu, senza permesso
esci e vai di qua e di là.Ti incontrai, in Via dei Mille,
con il sarto Balzerotto,
lui mi fece un cappotto
e la rabbia se ne andò.
‘O cappotto, sissignore,
ma il sergente Saccarina
mm’ha mannato ‘na cinquina1,
‘a putevo rifiutà?Ma mo, no.
Ora tu, moglie incosciente,
senza l’ombra del dovere,
ti fai metter gli occhi addosso
da un qualunque cantiniere?
Il cappotto, sissignore,
ma il sergente Saccarina
mi ha mandato una cinquina1,
la potevo rifiutare?Ma ora, no.
Ora tu, moglie incosciente,
senza l’ombra del dovere,
ti fai metter gli occhi addosso
da un qualunque cantiniere?
Ma mo, no.
Questo fatto, o mia consorte,
è una cosa assai noiosa.
Che mme dà ‘nu canteniere?
Miezu litro e ‘na gassosa?Io non dico comprà i dolci,
no no.
Caccià i soldi dalla tasca,
no no.
Ma dich’io, che ce refonne
si mme manna ‘o vino a Pasca?
E si no, po, ‘a verità,
non c’è proprio dignità.
Ma ora, no.
Questo fatto, o mia consorte,
è una cosa assai noiosa.
Cosa mi dà un cantiniere?
Mezzo litro e una gassosa?Io non dico comprare i dolci,
no no.
Tirar fuori i soldi dalla tasca,
no no.
Ma dico io, che ci rimette
si mi manda il vino a Pasqua?
E se no, poi, in verità,
non c’è proprio dignità.
Sull’onore non si scherza.
…………………………….
Sull’onore non si scherza.
…………………………….
Il motivo che mi ha indotto
a parlar col mio legale,
è perché non è morale
la condotta tua con me.T’incontrai, ‘na sera ‘e maggio,
col tenore Catafalchi,
ma mme dette dduje o tre palchi
e io dicette: “Bèh, va bè'”.
Il motivo che mi ha indotto
a parlar col mio legale,
è perché non è morale
la tua condotta con me.T’incontrai, una sera di maggio,
col tenore Catafalchi,
ma mi diede due o tre palchi
e io dissi: “Bèh, va bene”.
T’incontrai tre sere dopo
col baritono Sciascióne,
ma mme dette ddoje pultrone
e io dicette: “Lascia andà”.Ma mo, no.
Ora tu, brutta carogna,
senza scuorno, senza duolo,
te ne vaje p’ ‘e Ponte Russe2
con un vile pizzajuolo.
T’incontrai tre sere dopo
col baritono Sciascióne,
ma mi diede due poltrone
e io dissi: “Lascia stare”.Ma ora, no.
Ora tu, brutta carogna,
senza vergogna, senza dolo,
te ne vai per i Ponti Rossi2
con un vile pizzaiolo.
Ma mo, no.
Questo fatto, cara moglie,
ti assicuro che mi adíra.
Che mme dà ‘nu pizzajuolo?
‘Na pezzélla ‘e meza lira?Io non chiedo mari e monti,
no no.
Io non sono esagerato,
no no.
Ma mme spetta o nun mme spetta
‘nu cazone ‘mbuttunato?
E si no, po, ‘a verità,
non c’è proprio dignità.
Ma ora, no.
Questo fatto, cara moglie,
ti assicuro che mi adira.
Che mi dà un pizzaiolo?
Una pizzetta da mezza lira?Io non chiedo mari e monti,
no no.
Io non sono esagerato,
no no.
Ma mi spetta o non mi spetta
un calzone ripieno?
E se no, poi, in verità,
non c’è proprio dignità.

Il brano fu portato al successo da Nino Taranto. Tra le altre interpretazioni, ricordiamo quella di Gigi Pisano.
1 Forma di pagamento che in passato, nell’esercito o nelle compagnie teatrali, si riceveva ogni cinque giorni. 2 La struttura nota a Napoli come "I Ponti Rossi" è in realtà un insieme di ruderi dell'acquedotto romano costruito ai tempi dell'imperatore Claudio (intorno al 50 d.C., secondo altri da Augusto); lungo 93 chilometri, partiva dalle sorgenti per terminare Piscina Mirabilis di Baia ed era costituito per tutto il suo decorso da un doppio condotto.


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