LA PRIMA COPPA ITALIA E GLI ANNI BUI
Il Napoli ora puntava su Pivatelli, Mihalic, Bodi e Gratton. Lauro affida la rinnovata squadra ad una strana coppia: Cesarini e Amadei. La stranezza della coppia fece il paio con risultati tanto scadenti da portare il Napoli alla retrocessione. La collerà di Lauro originò, a questo punto, il super Napoli che puntò all'immediata risalita in serie A con questa squadra di nuovi acquisti, ben dieci: Pontel, Gilardoni, Simoni, Gatti, Corelli, Fraschini, Ronzon,
Fanello, Molino, Mariani.
Lauro affidò la panchina a Pesaola, che aveva intrapreso la carriera di allenatore. Pesaola, più che il mestiere e l'esperienza, ci mise soprattutto intelligenza e furbizia e i risultati arrivarono. Il Napoli risalì ed ottenne la promozione in serie A. Non Solo, vinse anche la Coppa Italia battendo la Spal per 2 a 1 allo stadio Olimpico di Roma il 21 giugno 1962. La tifoseria reclamava uno squadrone, la famiglia invitava il comandante Lauro a non fare più spese: né sagge né pazze. Così, ricevendo un curioso impresario, De Gama, Lauro s'invaghì tramite una foto di un attaccante brasiliano chiamato Canè, di nome Jarbas
Faustinho. La leggenda vuole che Lauro lo scelse perché era il più brutto e così avrebbe fatto spaventare gli avversari. Lauro, poi, affiancò Eraldo Monzeglio direttore tecnico al confermato allenatore Pesaola. Canè era stato provato ad Agerola, al confine tra la provincia di Napoli e Salerno, sulla sponda delle Costiere di Sorrento e Amalfi, e c'era stata tanta curiosità che dovette far intervenire la polizia per far disputare la partita. Nonostante Canè, il Napoli tornato in serie A non era uno squadrone, e la vittoria con cinque gol del Milan a Fuorigrotta avrebbe dovuto suonare come campanello d'allarme. Il Napoli s'inabissò tra polemiche e sconfitte.
Alla ripartenza, il Napoli ripiombato in B non era più di Achille Lauro. Ne reggeva le redini il dottor Luigi Scuotto, lo allenava Bob Lerici, lo rimpolpavano Flavio Emoli (mediano della Juventus), Giovanni Bolzoni (esterno del Genoa) e Bruno Garzena (terzino della Juventus). La stagione regalò un cammino fortemente altalenate che costò la panchina a Lerici e la mancata
promozione alla squadra. Il caos travolse la società: improponibile un ritorno di Lauro, Scuotto non poteva (e forse non voleva) più reggere la società che andava accumulando sempre più debiti.
La rinascita del Napoli fu dovuta ad un giovane e facoltoso dirigente, Roberto Fiore, che, investendo il proprio denaro, ricompose il mosaico fondando la Nuova Società Sportiva Calcio Napoli e riportando, in tal modo, entusiasmo a tutto l'ambiente. Fiore rivolle sulla panchina Bruno Pesaola, e, su suggerimento dell'allenatore, acquistò il difensore Panzanato, il portiere Bandoni e, poi, Adorni, Bean e Spanio.
Pesaola promise, sin dai giorni del ritiro, la serie A. Il campionato fu quasi una marcia trionfale, tranne qualche incidente di percorso come la sconfitta interna col Padova alla venticinquesima giornata. "Nell'ultima di campionato" racconta Bruno Pesaola "a Parma ci giocammo la serie A e fu come se fossimo stati al San Paolo. C'erano diecimila napoletani, ed almeno altri mille erano rimasti fuori dallo stadio perché non erano riusciti ad entrare". Erano le 18.10 quando il Napoli tornò, ed era la sua quarta risalita nei suoi cinquant'anni di storia. L'entusiasmo fu dilagante: furono coniate canzoni, slogan, poesie ed inventate pure nuove specialità culinarie aventi ad oggetto l'impresa napoletana. Questi i protagonisti, tutti primattori, senza l'idolo assoluto come lo ere stato Jeppson o Vinicio: Bandoni, Adorni, Gatti, Mistone, Ronzon, Panzanato, Emoli, Girardo, Zurlini, Canè, Montefusco, Fanello, Juliano, Spanio, Tacchi, Bean, Corelli, Bolzoni, Fraschini, Corradi. Il 1965 è un anno ricordato dagli sportivi napoletani anche per un altro trionfo: la Partenope Rugby Campione d'Italia.